Tre uomini e una Mazda (XXL)
Inviato: 30/10/2013, 8:47
Tutto inizia molti anni fa, quando giovine appassionato di motori, affascinato dal concetto di “auto sportiva all’inglese” mi rendo conto che le “auto sportive inglesi” sono delle merde!
Perdono olio ovunque, sono inaffidabili, hanno impianti elettrici provvisori e carrozzerie “prone to rust”.
Di fronte ad un simile panorama la decisione non puo’ essere che una: la mia prossima auto inglese sarà giapponese!
Le gioe della paternità e una educazione cattolica castrante mi impediscono a lungo di fare il colpo di testa nel comprare, con 2 figli che aspettano a casa, una macchina che se non è da single quantomeno è da gay.
Passano gli anni, i mesi e se li conti anche i minuti e, come direbbe De Andrè, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti. In realtà lui parlava di statura mentre nel mio caso sarebbe il caso di interpellare la neurologia, ma tant’è…
Arriviamo all’oggi: nel mio garage è passato di tutto, da un numero imprecisato di 2 ruote da enduro, da strada, da pista o da sfasciacarrozze. Anche le macchine si sono avvicendate a ritmi bulimici. Ma l’anglogiapponese ancora non è arrivata e la clessidra del tempo scandisce inesorabilmente il declino della mia cervicale e di numerose altre parti dell’apparato osteoarticolare.
Il grido di dolore che il mio corpo lancia è uno e uno soltanto: se non ora, quando?!
Prima che il tempo mi costringa a cercare sui siti web le specifiche dei montascale, decido che l’ora è giunta e che il supergiovane che è in me debba fare un’ultimo scatto di reni:
Fanculo la famiglia, il conto in banca e i matusa, si compra la macchina da finocchi, la Mazda MX5 sarà mia!!!
Come ogni ossessivo maniacale che si rispetti, trascorro per mesi le serate sui sacri testi per studiare il mercato: Subito.it, Autosupermarket, Autoscout24 non hanno più segreti.
Non esce macchina che non sia stata recensita, radiografata, scannerizzata e analizzata in ogni singolo bullone.
Fino a quando, verso le 12.00 di un tranquillo martedì di fine ottobre (ieri - ndr), mentre il clima inusitatamente caldo inviterebbe alla pennica, lo stare vigile di fronte alla postazione di comando dell’astronave cerca rottami “Millenium Favum” dà finalmente i suoi frutti e la candidata da impalmare si trova!
Sta in uno sperduto paesino della bassa provincia di Perugia. Il nome di tale loco, “Bastardo” dovrebbe essere più che un segnale premonitore ma al cuore accecato dall’amore non si comanda.
Dopo lunga chiacchierata telefonica con il venditore, si conviene che la macchina ha da essere vista. Siccome il ferro va battuto quando è caldo, cosa meglio per un maturo e nonpiùgiovane, pieno di impegni di affari, familiari e di altro genere che non partire IMMEDIATAMENTE per andarla a vedere, fottendosene di tutto il resto?!
Il cercatore di rottami, solitamente animale schivo e riservato nella sua frenetica attività di caccia all’affare, non disdegna nella fase finale della cacciata di circondarsi di qualche fido e selezionato suo simile. Gli serve a tamponare i sensi di colpa, secondo l’antico motto “mal comune mezzo gaudio” ma anche ad avere una spalla che lo sostenga nelle fasi più difficili : pensiamo al solenne momento della stretta di mano o alla drammatica estrazione del libretto degli assegni, per non dimenticare il quasi certo attacco di panico all’emergere del primo rumorino che, inesorabilmente, si palesa appena svoltato l’angolo e ritirato il mezzo, finora assolutamente esente da pecche o rumori strani.
Ecco, la ricerca di Eleonoire, del mio Unicorno tanto a lungo sospirato ne meritava almeno 2.
Due fidi compari che, già contagiati dal mio stesso morbo, potevano in qualche modo unire le loro forze e garantirmi quei necessari sprazzi di lucidità che mi impedissero un acquisto avventato.
Il primo, la cui adesione alla missione era quasi scontata dovendoci recare verso il sud della Toscana a cercare un mezzo a motore con rapporto peso/potenza maggiore di 1 , è il fido Giuseppe “Mischifalavita”, Ridercity per gli amici, Tuscany964 per tutti gli altri malaugurati che se lo trovano accanto tra i cordoli:
l’anello di congiunzione tra un uomo e il pedale dell’acceleratore, il principe incontrastato del controsterzo, il terrore dei cinghiali del basso senese, colui che per alleggerire di qualche kg il suo fido destriero sarebbe disposto a vendere il culatello al diavolo.
Il coinvolgimento nella missione lo vede entusiasta, anche se la sua prima affermazione svela subito il bieco interesse nell’agevolarmi nei miei sconsiderati propositi “ vai, prendila che ho bisogno di qualcuno con cui scornarmi nel campionato lightweight di velocità in pista”
Non un gesto di amicizia insomma ma solo la ricerca dell’ennesima vittima sacrificale da immolare sull’altare dell’unica sua religione, il credo assoluto nel GAS!
L’altro compagno d’avventure è il più misurato (ma non per questo meno pericoloso) Gifo.
Un’altro cresciuto con la manopola dell’acceleratore al posto del biberon.
Anche se gli anni hanno fatto sbiadire la sua fama di “Wheeling professor”, ancora traspare nelle sue parole il richiamo irresistibile dello spararsi in vena una massiccia dose di adrenalina, di quella spacciata direttamente dai concessionari delle più note factory giapponesi…
Entrambi non esitano un attimo a lasciar perdere le rispettive occupazioni, salutare le consorti con un bacetto ruffiano e, alle 14.00 di un giorno in cui i comuni mortali si dedicano alacremente alle loro produttive attività o alla custodia della prole (ne abbiamo 4 in tre… partire al mio fianco nella spedizione.
Solitamente noi guidiamo sopra ai problemi e un simile terzetto di cinquantenni, mediamente professionalmente realizzati nei loro specifici campi, non si arresta di certo di fronte a dei piccoli imprevisti… ma il dover fare 200km in tre su una Smart a due posti appare fin da subito qualcosa di più di un piccolo imprevisto….
Con una serie di pit stop a metà gara si riesce a fare un trasbordo da Smart a Skoda e ci si imbarca in un viaggio in cui il mantra, la parola più ripetuta, il verbo, è un onomatopeico vocabolo straniero il cui significato è noto solo agli adepti : Ohlins.
Ridercity, alla guida del mai abbastanza potente turbodiesel cecoslovacco e mentre si immagina nel cockpit di una GT3RS, lo ripete in modo ossessivo: Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins quando, degno emulo del conterraneo Renzi, asfalta qualunque mezzo a motore gli si para davanti.
Riesce ad ingarellarsi e a sconfiggere in singolar tenzone quasi tutta la produzione motoristica mondiale, dalle Fiat Panda agli autotreni Mann con rimorchio, non tralasciando Api Piaggio, calessi trainati da cavalli, badanti rumene alla guida della carrozzina.
Qualunque veicolo su ruote gli si para davanti cessa di essere un mezzo di locomozione per assurgere allo status di Target, un qualcosa che DEVE essere superato a qualunque costo, in una ricerca senza fine del prossimo obiettivo, e di quello ancora dopo, e ancora dopo..
Per fortuna la bandiera a scacchi segna la fine del primo turno di prove libere, alla fine della E45 visibilmente marchiata dai segni indelebili degli pneumatici del bolide da corsa lanciato a folle velocità.
Ridercity guarda soddisfatto il cronometro e lancia il suo grido di battaglia: Bastardo è espugnata!
Ci accoglie un rivenditore visibilmente provato dall’influenza e moderatamente sfavato dal dover farci vedere una macchina non sua, parcheggiata lì dall’amico proprietario che vive e lavora a Milano.
Anni di acquisti spesso avventati , letture specialistiche, visioni di improbabili serial inglesi dedicati agli acquisti motoristici e notti insonni passate sui forum tematici hanno creato nei tre un bagaglio immenso di competenze: un Master in Rottamologia e Cancellologia applicata sarebbe il naturale completamento di una simile carriera accademica ma i tre, con un pizzico di snobismo, sono riluttanti alle onorificenze e continuano la loro carriera lontani dai riflettori. Ma sono proprio le cicatrici che ancora bruciano nella pelle viva a consentire loro un'analisi fredda e lucida. Farsi abbacinare dal suadente occhiolino dei faretti a scomparsa della signorina giapponese sarebbe letale...
Il paziente, pardon la macchina assomiglia ad una maitresse, bella di fuori e brutta di dentro. Anzi, assomiglia ad una maitresse vecchia, brutta dentro e pure fuori!
Dopo appena 45 minuti in cui viene auscultata, monitorizzata e analizzata ogni funzione vitale e ogni suo organo, il verdetto della commissione medica è unanime: è una merda!
La conclusione rapida della trattativa scatena una serie infinita di telefonate alla ricerca di una possibile sostituta, quasi a dover in qualche modo giustificare il mancato acquisto con l’immediato rimpiazzo di qualcos’altro su cui poter concentrare le nostre attenzioni, secondo il vecchio motto “chiodo scaccia chiodo”.
Le linee telematiche si infuocano, vengono contattati i maggiori rottamatori di Mazda del pianeta, viene valutata ogni possibile evoluzione.
Il dibattito interno si scalda, con un Ridercity che oppone a qualunque rimostranza (fighetta, lo confesso) sulle mie aspettative in termine di colore, finiture etc. una solida e ferma opposizione con quello che è il suo credo: meglio grandinata ma con un assetto fatto bene che bellina e spompa. La variante del suo profondo ragionamento è: il colore non conta una sega, molto meglio montare un 1800 da 140CV che perder soldi a verniciarla.
Non affronto il delicato tema degli interni in pelle per non urtare la sua sensibilità, del resto devo sempre ricordarmi che sto parlando con uno che ha tolto le alette parasole per guadagnare 100 grammi…
Alla conclusione di gara2, con il viaggio di ritorno a velocità più moderate (in effetti il bilancio dei punti patente persi si ferma a 90 e non si avvicina nemmeno lontanamente agli almeno 160 di gara1) ci si ferma ai box a ci si rinfresca con un doppio giro di aperitivi serviti da procace barista dal nasetto alla francese, naturalmente continuando il dibattito e al contempo iniziando a coinvolgere i fidi emissari in una ricerca che, a questo punto, assume sempre più i connotati di una caccia al tesoro globale.
In realtà, forse perché ci riesce difficile dichiarare conclusa una giornata che ci ha riportati a fare i ragazzini (forse non abbiamo mai smesso davvero di esserlo..) ci concediamo un extended play e approfittiamo della solita calorosissima accoglienza di Ridercity e della paziente Natalia per consumare, nella splendida cornice della Tenuta Santo Pietro, una dietetica cenetta a base di salami, pecorini e sugo di cinghiale.
Il tema della discussione oscilla adesso tra l'educazione dei figli e le beghe professionali, riportandoci pian piano all'interno del nostro scomodo e monotono ruolo di padri di famiglia.
Ci risparmiamo per decenza e per autotutela l'immancabile discussione su fisco e politica... la giornata sta finendo ma per una volta possiamo anche fare passo e dimenticare ancora per un po' tutto questo..
Verso la mezzanotte , dopo aver accompagnato Gifast a Firenze, rientro a casa, senza Mazda ma con la gioia di aver passato una bella giornata tra amici fancazzisti.
Come diceva un mio vecchio e rimpianto collega “la morte ci debba trovar vivi.. e con i piedi caldi!”
Stay tuned, la ricerca continua….
Perdono olio ovunque, sono inaffidabili, hanno impianti elettrici provvisori e carrozzerie “prone to rust”.
Di fronte ad un simile panorama la decisione non puo’ essere che una: la mia prossima auto inglese sarà giapponese!
Le gioe della paternità e una educazione cattolica castrante mi impediscono a lungo di fare il colpo di testa nel comprare, con 2 figli che aspettano a casa, una macchina che se non è da single quantomeno è da gay.
Passano gli anni, i mesi e se li conti anche i minuti e, come direbbe De Andrè, è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti. In realtà lui parlava di statura mentre nel mio caso sarebbe il caso di interpellare la neurologia, ma tant’è…
Arriviamo all’oggi: nel mio garage è passato di tutto, da un numero imprecisato di 2 ruote da enduro, da strada, da pista o da sfasciacarrozze. Anche le macchine si sono avvicendate a ritmi bulimici. Ma l’anglogiapponese ancora non è arrivata e la clessidra del tempo scandisce inesorabilmente il declino della mia cervicale e di numerose altre parti dell’apparato osteoarticolare.
Il grido di dolore che il mio corpo lancia è uno e uno soltanto: se non ora, quando?!
Prima che il tempo mi costringa a cercare sui siti web le specifiche dei montascale, decido che l’ora è giunta e che il supergiovane che è in me debba fare un’ultimo scatto di reni:
Fanculo la famiglia, il conto in banca e i matusa, si compra la macchina da finocchi, la Mazda MX5 sarà mia!!!
Come ogni ossessivo maniacale che si rispetti, trascorro per mesi le serate sui sacri testi per studiare il mercato: Subito.it, Autosupermarket, Autoscout24 non hanno più segreti.
Non esce macchina che non sia stata recensita, radiografata, scannerizzata e analizzata in ogni singolo bullone.
Fino a quando, verso le 12.00 di un tranquillo martedì di fine ottobre (ieri - ndr), mentre il clima inusitatamente caldo inviterebbe alla pennica, lo stare vigile di fronte alla postazione di comando dell’astronave cerca rottami “Millenium Favum” dà finalmente i suoi frutti e la candidata da impalmare si trova!
Sta in uno sperduto paesino della bassa provincia di Perugia. Il nome di tale loco, “Bastardo” dovrebbe essere più che un segnale premonitore ma al cuore accecato dall’amore non si comanda.
Dopo lunga chiacchierata telefonica con il venditore, si conviene che la macchina ha da essere vista. Siccome il ferro va battuto quando è caldo, cosa meglio per un maturo e nonpiùgiovane, pieno di impegni di affari, familiari e di altro genere che non partire IMMEDIATAMENTE per andarla a vedere, fottendosene di tutto il resto?!
Il cercatore di rottami, solitamente animale schivo e riservato nella sua frenetica attività di caccia all’affare, non disdegna nella fase finale della cacciata di circondarsi di qualche fido e selezionato suo simile. Gli serve a tamponare i sensi di colpa, secondo l’antico motto “mal comune mezzo gaudio” ma anche ad avere una spalla che lo sostenga nelle fasi più difficili : pensiamo al solenne momento della stretta di mano o alla drammatica estrazione del libretto degli assegni, per non dimenticare il quasi certo attacco di panico all’emergere del primo rumorino che, inesorabilmente, si palesa appena svoltato l’angolo e ritirato il mezzo, finora assolutamente esente da pecche o rumori strani.
Ecco, la ricerca di Eleonoire, del mio Unicorno tanto a lungo sospirato ne meritava almeno 2.
Due fidi compari che, già contagiati dal mio stesso morbo, potevano in qualche modo unire le loro forze e garantirmi quei necessari sprazzi di lucidità che mi impedissero un acquisto avventato.
Il primo, la cui adesione alla missione era quasi scontata dovendoci recare verso il sud della Toscana a cercare un mezzo a motore con rapporto peso/potenza maggiore di 1 , è il fido Giuseppe “Mischifalavita”, Ridercity per gli amici, Tuscany964 per tutti gli altri malaugurati che se lo trovano accanto tra i cordoli:
l’anello di congiunzione tra un uomo e il pedale dell’acceleratore, il principe incontrastato del controsterzo, il terrore dei cinghiali del basso senese, colui che per alleggerire di qualche kg il suo fido destriero sarebbe disposto a vendere il culatello al diavolo.
Il coinvolgimento nella missione lo vede entusiasta, anche se la sua prima affermazione svela subito il bieco interesse nell’agevolarmi nei miei sconsiderati propositi “ vai, prendila che ho bisogno di qualcuno con cui scornarmi nel campionato lightweight di velocità in pista”
Non un gesto di amicizia insomma ma solo la ricerca dell’ennesima vittima sacrificale da immolare sull’altare dell’unica sua religione, il credo assoluto nel GAS!
L’altro compagno d’avventure è il più misurato (ma non per questo meno pericoloso) Gifo.
Un’altro cresciuto con la manopola dell’acceleratore al posto del biberon.
Anche se gli anni hanno fatto sbiadire la sua fama di “Wheeling professor”, ancora traspare nelle sue parole il richiamo irresistibile dello spararsi in vena una massiccia dose di adrenalina, di quella spacciata direttamente dai concessionari delle più note factory giapponesi…
Entrambi non esitano un attimo a lasciar perdere le rispettive occupazioni, salutare le consorti con un bacetto ruffiano e, alle 14.00 di un giorno in cui i comuni mortali si dedicano alacremente alle loro produttive attività o alla custodia della prole (ne abbiamo 4 in tre… partire al mio fianco nella spedizione.
Solitamente noi guidiamo sopra ai problemi e un simile terzetto di cinquantenni, mediamente professionalmente realizzati nei loro specifici campi, non si arresta di certo di fronte a dei piccoli imprevisti… ma il dover fare 200km in tre su una Smart a due posti appare fin da subito qualcosa di più di un piccolo imprevisto….
Con una serie di pit stop a metà gara si riesce a fare un trasbordo da Smart a Skoda e ci si imbarca in un viaggio in cui il mantra, la parola più ripetuta, il verbo, è un onomatopeico vocabolo straniero il cui significato è noto solo agli adepti : Ohlins.
Ridercity, alla guida del mai abbastanza potente turbodiesel cecoslovacco e mentre si immagina nel cockpit di una GT3RS, lo ripete in modo ossessivo: Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins Ohlins quando, degno emulo del conterraneo Renzi, asfalta qualunque mezzo a motore gli si para davanti.
Riesce ad ingarellarsi e a sconfiggere in singolar tenzone quasi tutta la produzione motoristica mondiale, dalle Fiat Panda agli autotreni Mann con rimorchio, non tralasciando Api Piaggio, calessi trainati da cavalli, badanti rumene alla guida della carrozzina.
Qualunque veicolo su ruote gli si para davanti cessa di essere un mezzo di locomozione per assurgere allo status di Target, un qualcosa che DEVE essere superato a qualunque costo, in una ricerca senza fine del prossimo obiettivo, e di quello ancora dopo, e ancora dopo..
Per fortuna la bandiera a scacchi segna la fine del primo turno di prove libere, alla fine della E45 visibilmente marchiata dai segni indelebili degli pneumatici del bolide da corsa lanciato a folle velocità.
Ridercity guarda soddisfatto il cronometro e lancia il suo grido di battaglia: Bastardo è espugnata!
Ci accoglie un rivenditore visibilmente provato dall’influenza e moderatamente sfavato dal dover farci vedere una macchina non sua, parcheggiata lì dall’amico proprietario che vive e lavora a Milano.
Anni di acquisti spesso avventati , letture specialistiche, visioni di improbabili serial inglesi dedicati agli acquisti motoristici e notti insonni passate sui forum tematici hanno creato nei tre un bagaglio immenso di competenze: un Master in Rottamologia e Cancellologia applicata sarebbe il naturale completamento di una simile carriera accademica ma i tre, con un pizzico di snobismo, sono riluttanti alle onorificenze e continuano la loro carriera lontani dai riflettori. Ma sono proprio le cicatrici che ancora bruciano nella pelle viva a consentire loro un'analisi fredda e lucida. Farsi abbacinare dal suadente occhiolino dei faretti a scomparsa della signorina giapponese sarebbe letale...
Il paziente, pardon la macchina assomiglia ad una maitresse, bella di fuori e brutta di dentro. Anzi, assomiglia ad una maitresse vecchia, brutta dentro e pure fuori!
Dopo appena 45 minuti in cui viene auscultata, monitorizzata e analizzata ogni funzione vitale e ogni suo organo, il verdetto della commissione medica è unanime: è una merda!
La conclusione rapida della trattativa scatena una serie infinita di telefonate alla ricerca di una possibile sostituta, quasi a dover in qualche modo giustificare il mancato acquisto con l’immediato rimpiazzo di qualcos’altro su cui poter concentrare le nostre attenzioni, secondo il vecchio motto “chiodo scaccia chiodo”.
Le linee telematiche si infuocano, vengono contattati i maggiori rottamatori di Mazda del pianeta, viene valutata ogni possibile evoluzione.
Il dibattito interno si scalda, con un Ridercity che oppone a qualunque rimostranza (fighetta, lo confesso) sulle mie aspettative in termine di colore, finiture etc. una solida e ferma opposizione con quello che è il suo credo: meglio grandinata ma con un assetto fatto bene che bellina e spompa. La variante del suo profondo ragionamento è: il colore non conta una sega, molto meglio montare un 1800 da 140CV che perder soldi a verniciarla.
Non affronto il delicato tema degli interni in pelle per non urtare la sua sensibilità, del resto devo sempre ricordarmi che sto parlando con uno che ha tolto le alette parasole per guadagnare 100 grammi…
Alla conclusione di gara2, con il viaggio di ritorno a velocità più moderate (in effetti il bilancio dei punti patente persi si ferma a 90 e non si avvicina nemmeno lontanamente agli almeno 160 di gara1) ci si ferma ai box a ci si rinfresca con un doppio giro di aperitivi serviti da procace barista dal nasetto alla francese, naturalmente continuando il dibattito e al contempo iniziando a coinvolgere i fidi emissari in una ricerca che, a questo punto, assume sempre più i connotati di una caccia al tesoro globale.
In realtà, forse perché ci riesce difficile dichiarare conclusa una giornata che ci ha riportati a fare i ragazzini (forse non abbiamo mai smesso davvero di esserlo..) ci concediamo un extended play e approfittiamo della solita calorosissima accoglienza di Ridercity e della paziente Natalia per consumare, nella splendida cornice della Tenuta Santo Pietro, una dietetica cenetta a base di salami, pecorini e sugo di cinghiale.
Il tema della discussione oscilla adesso tra l'educazione dei figli e le beghe professionali, riportandoci pian piano all'interno del nostro scomodo e monotono ruolo di padri di famiglia.
Ci risparmiamo per decenza e per autotutela l'immancabile discussione su fisco e politica... la giornata sta finendo ma per una volta possiamo anche fare passo e dimenticare ancora per un po' tutto questo..
Verso la mezzanotte , dopo aver accompagnato Gifast a Firenze, rientro a casa, senza Mazda ma con la gioia di aver passato una bella giornata tra amici fancazzisti.
Come diceva un mio vecchio e rimpianto collega “la morte ci debba trovar vivi.. e con i piedi caldi!”
Stay tuned, la ricerca continua….