Le voci delle epiche gesta compiute alla quasi Eroica dello scorso anno hanno fatto proseliti e quest'anno il gruppo si è ulteriormente infoltito, così sabato alla partenza eravamo ben 7, non più di primo pelo ma sempre validi, motociclisti. Tre BMW, due KTM, una Honda, una Yamaha.
Il morale è alto, l'organizzazione impeccabile e il gruppo coeso. Ore 8.00, puntuali come dei giapponesi, si accendono i motori e si parte indefessi in direzione coste liguri.
In un paio di ore e dopo essere stati battezzati da un veloce temporale raggiungiamo Bobbio e saliamo diretti verso il Passo del Penice dove ci fermiamo per un meritato caffè
Ripartiamo verso il Passo del Brallo e successivamente verso il Passo del Giova. Le stade sono strette e deserte ma l'idea è quella di evitare la solita Val Trebbia e stare su strade meno note. Dal passo del Brallo dirigiamo verso il Passo del Fregarolo, la strada si fa sempre più dissestata con continue buche, tratti sporchi e veri e propri cedimenti (una parte probabilmente era anche stata chiusa al traffico). Le maledizioni si sprecano ma dopo un paio di ore scolliniamo in Liguria.
La fame inizia a farsi sentire e decidiamo di fermarci per un pranzo veloce e frugale, del resto siamo veri motociclisti, il ns target è macinare curve e chilomentri.
Sfortunatamente però le cose non sempre vanno per il verso giusto, così quando con la coda dell'occhio ho scorto un'amena osteria nascosta in una piccola piazzetta di una sconosciuto paesino tra i monti e ho fatto fare inversione di marcia ai miei stanchi e affamati compagni di viaggio, senza saperlo, ho ceduto alle trame del destino. Avremmo dovuto accorgerci appena seduti sotto il fresco pergolato che qualcosa non andava per il verso giusto, e quando l'oste ha messo sul tavolo il bottiglione di Ortrugo fresco e frizzantino dicendo "tranquilli è solo un quartino a testa" avremmo duvuto alzarci e scappare. Così quando i taglieri hanno iniziato ad arrivare assieme al pane fragrante seguiti dai ravioli fatti in casa col ragu e le trofie al pesto era già troppo tardi, avevamo perso la ns dignità di motociclisti.
Inutile dire che la sosta ha richiesto più tempo del previsto e ci ha indotto ad una "leggera" revisione di quanto programmato. Avremmo duvuto ripiagare verso il passo della Cisa per poi arrivare a destinazione ma abbiamo più saggiamente deciso di svoltare al Passo del Bocco e fare direttamente rotta verso la Versiglia.
Come è noto il motociclista senior necessita di qualche comodità e l'Hotel Villa Undulina (già terme della Versilia) con le sue piscine termali, la spa, il giardino con bar e il garage coperto dove custodire al sicuro le cavalcature è una location ideale.
Domenica mattina, freschi e riposati dopo una buona colazione siamo ripartiti ma ormai tutti i piani erano saltati, invece di scendere verso l'Abetone per poi risalire verso Bologna come previsto abbiamo deciso di salire direttamente per fare il passo della Cisa saltato il giorno prima. Bella la strada, tante le moto incontrate (qualche pazzo scatenato), tanti saluti tra motociclisti un classico che vale sempre la pena rifare.
Sono passate le 11 e sarebbe tempo per un buon caffè ma il bar del passo è pieno, così decidiamo di scendere e fermarci al primo posto per un caffè veloce e frugale, del resto siamo veri motociclisti, il ns target è macinare curve e km.
Sfortunatamente però le cose non sempre vanno per il verso giusto, così quando il mio amico con la coda dell'occhio ha scorto un gruppo di persone sedute a dei tavoli all'ombra di una fila di pioppi e ha messo la freccia, senza saperlo, ha ceduto alle trame del destino.
Avremmo dovuto accorgerci appena seduti al fresco degli alberi che qualcosa non andava per il verso giusto, e quando il cuoco è uscito a prendere le ordinazioni con un bicchiere di vino bianco in una mano e una sigaretta nell'altra avremmo dovuto alzarci e scappare. Ma quando il caffè è diventato uno spritz, quando sono arrivati i taglieri e gli spaghettoni fatti in casa era già troppo tari, avevamo perso ancora la ns dignità di motociclisti.
L'unica consolazione è che nel giro di un'oretta molti altri motociclisti sono stati tratti in inganno e si sono uniti a noi e tanti altri ci hanno provato ma sono stati "invitati" dal cuoco ad andarsene perché testuali parole "sono qui da solo e non riesco a dare da mangiare a tutti (sempre con bicchiere di vino e sigaretta)"
upload photosChiaramente a quel punto i giochi erano fatti, non ci restava che puntare verso casa, tutto sommato le gesta più o meno eroiche si erano compiute.
Alla fine abbiamo macinato seicento km, in gran parte tra strade di montagna, non tantissimi ma abbastanza per rimanere soddisfatti. Tutto sommato la moto è solo una bella scusa per passare un po' di tempo tra vecchi amici. Purtroppo più salgono gli anni e più scendono i km, qualcuno ogni tanto pensa di usare la moto come caparra per un camper, qualcuno si lamenta della polvere che si è accumulata sulla sella nel corso dei mesi ma si tiene duro e già si pensa a dove andare il prossimo anno.
