OFFICINA - VARIE - TEORIA GENERALE DELLE SOSPENSIONI

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di STefano e Niku

Introduzione

Vediamo di tentare un approccio non troppo impegnativo alla teoria delle sospensioni. In generale si fa riferimento ai cosiddetti "ammortizzatori", quando questi rivestono solamente un'azione complementare rispetto all'elemento elastico, la molla.

La componente principale è proprio la molla, che permette alla sospensione di affondare quando viene applicata una forza, e di tornare alla posizione di partenza quando questa cessa, assorbendo e restituendo l'energia/lavoro compiuto dalla forza.

La molla da sola genererebbe però un moto armonico, che farebbe rimbalzare la moto, impedendo alla sospensione di essere subito pronta a reagire ad una nuova sollecitazione e provocando quindi una perdita di aderenza.

Per impedire tutto questo, alla molla, che costituisce la parte “meccanica” della sospensione, viene affiancata una componente idraulica che ha il compito di smorzare le altrimenti deleterie oscillazioni della molla stessa.

L’olio contenuto nelle sospensioni, spinto da dei veri e propri pistoni, viene forzato a passare attraverso fori calibrati e lamelle, che ne frenano secondo leggi prestabilite il flusso, controllando quindi l'oscillazione della molla.

 Va da sè che i freni idraulici saranno due:

1)      il freno in compressione, che accompagna il movimento iniziale, e quindi verso il basso, della sospensione

2)      il freno in estensione, che impedisce che il ritorno della molla nella posizione di partenza sia troppo brusco e dannoso per la stabilità della moto

Le caratteristiche della molla e dei due freni idraulici sono scelti in modo da far assolvere alla sospensione quello che è il suo ruolo: mantenere entrambe le ruote attaccate al suolo in qualsiasi fase delle guida anche in presenza di sollecitazioni dinamiche, come ad esempio in frenata, o di sollecitazioni dovute ad agenti esterni, come ad esempio nel superamento di un dosso.

La sospensione si trova quindi ad essere impegnata in situazioni tra le più disparate, e in ciascuna situazione sarebbe necessaria una particolare legge di risposta, ovvero una particolare regolazione per garantire la necessaria stabilità.

Stabilità intesa come propria della moto, quindi limitati trasferimenti di carico a fronte di frenate o accelerazioni (garantiti da sospensioni tarate sul “rigido”), e stabilità tra ruota e asfalto, intesa come capacità della sospensione di assorbire interamente un dosso senza permettere il trasferimento della sollecitazione al telaio (propria di una sospensione tarata sul “morbido”).

E’ chiaro quindi, che la regolazione sarà sempre una soluzione di compromesso tra il confort e le esigenze della guida sportiva.

Una forcella molto morbida, ad esempio, è in grado di copiare perfettamente le asperità, ma entrerebbe subito in crisi nel caso di una violenta staccata: smetterebbe infatti di lavorare andando a fondo corsa, e demandando alla sola (poca) elasticità della gomma il compito di assorbire le decelerazione, con forte rischio di bloccare la ruota.

Agendo sui vari registri, siamo quindi in grado di scegliere se privilegiare l’assorbimento delle asperità o l’efficacia nella guida sportiva, adattando così la risposta delle sospensioni al nostro stile di guida o alle strade su cui abitualmente ci muoviamo.


Regolazione precarico molla

Con questa regolazione andiamo a variare la lunghezza che avrà la molla nella posizione di partenza.

Considerando che la distanza tra le spire influenza il carico della molla stessa, modifichiamo, in sostanza, la forza che deve essere applicata alla molla prima di iniziare a comprimerla.

Questa regolazione dipende strettamente dal peso del complesso moto-pilota, e deve essere quindi eseguita in funzione del proprio peso corporeo.

Nella forcella il registro è posto sulla sommità degli steli, mentre nell'"ammortizzatore", tale valore può essere variato attraverso delle ghiere poste subito sopra la molla.

Si tratta, in sostanza, di avvitare (per aumentare il precarico) o svitare delle ghiere che tengono la molla leggermente compressa anche in assenza di forze esterne.

E' fondamentale aumentare il precarico solo nel caso in cui la sospensione raggiunga il fondo corsa, altrimenti la molla non è in grado di assorbire le piccole asperità.


Regolazione freno in compressione

Questa regolazione influisce sulla velocità di compressione della sospensione in seguito a una sollecitazione, come può essere una frenata nel caso della forcella, o un’accelerazione nel caso del posteriore.

Il registro è composto da una vite posta all’interno dei piedini della forcella o sugli stessi, e generalmente nella parte superiore dell'"ammortizzatore" (o sul serbatoio separato).


Regolazione freno in estensione

Questa regolazione varia invece la velocità che assume la sospensione nel distendersi e nel tornare al punto di partenza in seguito ad una compressione, come ad esempio alla fine di una frenata nel caso della forcella.

Nella forcella il registro è una vite che si trova sulla sommità degli steli, mente nell'"ammortizzatore" è una vite o una ghiera girevole, posta in genere vicino all’attacco inferiore.

Consigli utili

Le sospensioni devono avere un funzionamento e una dinamica d’intervento il più simile possibile tra di loro, e solo la prova su strada può avallare o meno il nostro assetto personalizzato.

Ricordiamo alcuni punti fermi:

1) le sospensioni lavorano sempre e comunque insieme, e quindi variando una caratteristica dell’anteriore o del posteriore, questa avrà molto probabilmente ripercussioni anche sull’altro asse.

2) Cambiate sempre e soltanto una regolazione alla volta, o non sarete in grado di capire quale delle due regolazioni abbia sortito i cambiamenti che sentite.

3) Annotate con cura le regolazioni che farete e riportate le impressioni che avete avuto, in modo da poter avere un quadro più chiaro possibile della situazione.

4) Quando regolate una caratteristica per migliorare un aspetto della guidabilità, è facile che vi ritroverete a peggiorarne un altro, quindi agite sempre per piccoli passi e testate per bene le modifiche per avere la necessaria sensibilità quando proverete un’altra soluzione.

5) Se possibile, cercate di fare le vostre prove sempre sulla stessa strada, e allo stesso ritmo, in modo da avere delle valutazioni confrontabili tra di loro.

6) Dategli il gasssssss e divertitevi

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